Puglia, storie di ordinaria schiavitù

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20 febbraio 2017  

Cinque romeni si rivolgono alla Camera del lavoro di Taranto. “Sfruttati nei campi e reclusi per pochi spiccioli”. Cgil e Flai: “Comportamenti diffusi in tutto il territorio, serve la collaborazione di tutti e un tavolo permanente a livello regionale"

 

Sono arrivati alla Cgil attraverso Internet. Sul motore di ricerca hanno scritto: “sfruttamento nei campi” e “caporalato”. Sono cinque cittadini romeni che circa tre mesi fa sono arrivati in Italia alla ricerca di una vita migliore e di un lavoro dignitoso ma si sono subito trovati di fronte all’urgenza di cercare qualcuno disposto ad aiutarli a uscire dalla schiavitù. Lo hanno trovato nella Cgil di Taranto. È la terribile storia raccontata questa mattina, 20 febbraio, nella conferenza stampa convocata dalla Cgil Puglia e Taranto insieme alla Flai, e che tratteggia condizioni di vita e lavoro senza dignità.

Il sindacato ha denunciato tutto insieme a questi i lavoratori, ai carabinieri e all’Ispettorato del lavoro – racconta Assunta Urselli, segretaria della Flai di Taranto. Questi braccianti hanno dichiarato di lavorare anche fino a 16 ore al giorno e, a sera, di essere riportati in un casolare, senza acqua corrente, senza servizi igienici, accanto ad un porcile in aperta campagna dove c’erano topi e fetore. “Da lì non si poteva uscire neanche quando qualcuno stava male o aveva la necessità di comprare qualcosa per i propri bisogni personali – continua Urselli - Pensava a tutto il caporale che comprava medicine, sigarette o alimenti e tratteneva nelle sue mani i documenti di identità di questi lavoratori.

Il 7 febbraio scorso, però, in cinque si ribellano. Il loro “datore di lavoro” li caccia dal casolare dove ci sarebbero ancora altri loro connazionali. Loro arrivano alla Cgil, che li ristora e a sua volta chiede aiuto agli enti istituzionali locali. Ci ha risposto il sindaco di Taranto – continua Paolo Peluso, segretario generale della Cgil tarantina – che riesce inizialmente a far accogliere questi uomini e queste donne all’interno di una struttura di assistenza che si occupa di povertà e emarginazione. In seguito, purtroppo, non riuscendo a ottenere risposte da altri, decidiamo di occuparci direttamente di questa vicenda. Ora questi cittadini romeni sono seguiti dalla Cgil in un luogo protetto e sicuro. 

A riprova delle condizioni disperate di questi lavoratori, sempre nel mese di Febbraio, una donna romena è stata accompagnata dal presunto titolare dell’azienda, proprietaria del casolare in questione, in una banca per cambiare un assegno a lei intestato di 1670 euro. A raccontarlo è il segretario generale della Flai Puglia, Antonio Gagliardi - La donna è stata poi costretta a restituirlo integralmente al caporale. La stessa lavoratrice a Gennaio era svenuta in aperta campagna e per quattro ore è rimasta per terra senza ottenere soccorso.

Sono cose gravissime – commenta infine Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia – e dimostrano che c’è bisogno di un atteggiamento diverso, più collaborativo da parte di tutti. Istituzioni, enti di controllo, rappresentanze del mondo del lavoro, ma anche associazioni datoriali che devono avere caro il buon nome dell’agricoltura pugliese. Assistiamo invece a continue dichiarazioni di esponenti delle associazioni datoriali che tendono a sminuire la gravità e la diffusione dei fenomeni di sfruttamento.

Per questo la Cgil pugliese chiede un tavolo permanente che monitori l’applicazione della Legge 199 e che crei vincoli e maggiore controllo attorno ad un fenomeno che riguarda tutta la Puglia. Queste storie parlano di schiavitù e violazione dei diritti umani – conclude Gesmundo - chiediamo che l’indignazione sia generale, non solo della Cgil o del sindacato, ma di tutte le persone che hanno a cuore l’umanità e la dignità delle persone.

Flai nazionale: contrastiamo insieme il fenomeno

In queste ore sono scattate nella zona di Taranto denunce nei confronti di persone di nazionalità romena per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera in agricoltura. Vittime di questi caporali sono altri cittadini romeni che hanno trovato il coraggio di rivolgersi alla Flai Cgil e denunciare le condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti ormai da mesi, costretti a vivere sotto ricatto, a lavoro per pochi euro o in attesa anche di ricevere quel poco che era loro corrisposto. Erano alloggiati in un casolare senza acqua e senza servizi igienici e avevano, come unico contatto con l’esterno, i due furgoncini che li portavano nei campi. Anche la Flai nazionale interviene sulla vicenda, attraverso le parole del segretario nazionale, Giovanni Mininni.

Il sindacalista commenta - Come Flai, presidiamo il territorio per stare al fianco di quei lavoratori cui non vengono riconosciuti diritti e salario, quello che i carabinieri hanno riscontrato durante i controlli nelle campagne del tarantino è un fenomeno grave e che grazie anche alla recente Legge 199 può essere contrastato più facilmente. Le forze dell’ordine hanno individuato circa 15 lavoratori in condizione di sfruttamento, ma potrebbero essere di più. 

Noi crediamo – prosegue Mininni - che il fenomeno del lavoro nero e dellosfruttamento in agricoltura possa essere arginato, a patto che tutti siano messi nelle condizioni di operare al meglio, a patto che la Legge 199 sia operativa, e che non ci siano tentativi di sminuire e nascondere la gravità del fenomeno o, ancora peggio, sostenere – come accaduto ad alcune associazioni qualche giorno fa e proprio in provincia di Taranto - che la Legge 199 sia un provvedimento persecutorio e punitivo per tutti. Non si comprende perché non si possa essere alleati in questa battaglia di civiltà a difesa di una legge che oggi è l'unico strumento che punisce lo sfruttamento sul lavoro, usato da chi viola la legalità anche per far concorrenza alle imprese oneste. 

Da rassegna.it